Martedì, 18 Gennaio 2011 15:52

Ricordando Luciano Martini

Scritto da  Gerardo

Nel quarto anniversario della sua morte, pubblichiamo un intervento del direttore, dal titolo Su Luciano Martini, cronache di un’amicizia.
Buona lettura!





Su Luciano Martini, cronache di un’amicizia
di Arnaldo Nesti


Sfogliando le pagine di alcune agende degli anni Sessanta, ho potuto ritrovare molti segni del rapporto che sono andato intrecciando con Luciano Martini.
Fra noi c’erano differenze di età, di ambiente di nascita e poi anche di interessi disciplinari, di studi. Ciò nonostante siamo stati amici da e per una vita. Non ricordo esattamente quando e come ci siamo incontrati. Senza stare a fare ricerche che rischiano di finire nel generico, sicuramente ci conoscevamo nell’inverno del 1968. Ho vivo il ricordo di una sua visita nella casa dei miei a Badia a Pacciana, nella pianura pistoiese, nell’area verde oggi completamente assorbita dal vivaismo. Parlammo a lungo della situazione religiosa in atto e particolarmente dei nuovi gruppi emergenti a Firenze.

Dopo aver io lasciato la collaborazione con le Acli, partecipò con p. Balducci alla presentazione, presso la libreria Feltrinelli, del mio libro I comunisti l’altra Italia, edito dalla Edizioni Dehoniane di Bologna (1969). In quell’occasione ricordo di essermi soffermato a parlare delle radici del socialismo e poi del Pci a Seano, facendo riferimento al libro dello scultore e pittore Quinto Martini, ambientato nel carmignanese e con chiari riferimenti a Seano immediatamente prima e durante il fascismo. Avevo scoperto Gli ultimi giorni negli anni dei miei studi romani e mi suscitò il desiderio di poter conoscere l’autore; saprò solo dopo che era il padre di Luciano. In quei giorni fissammo una data per incontrarci con Quinto a Seano. Finimmo, tempi dopo, a cena al ristorante “il Falcone”, a Poggio a Caiano. Peraltro in quegli anni, pur non avendo una fissa dimora (avendo dovuto abbandonare la residenza a Pistoia), avevo cominciato a frequentare gli ambienti del progressismo cattolico fiorentino. Potei così incontrare e conoscere p. Balducci (mi sarà di particolare conforto il suo gesto di presiedere i funerali di mia madre nel 1977, con il discorso funebre che poi ho pubblicato in un prezioso opuscolo a lei dedicato). Come non ricordare, poi, il prof. Giorgio La Pira, che mi aveva a lungo telefonato dopo la pubblicazione de L’altra Chiesa in Italia, Mondadori 1971, avanzando osservazioni circa l’idea dell’altra chiesa. Secondo lui bisogna ricordare che la chiesa trova radice al di là del portone di bronzo in Vaticano ecc.
In quegli anni, distanziandomi lentamente dagli ambienti aclisti, avviavo rapporti con le prime comunità di base quali “La Resurrezione” con Luigi Rosadoni, la comunità dell’Isolotto con don Mazzi, senza dire in particolare del gruppo lapiriano che attivava il “Centro di Cultura” e in particolare gli ambienti collegati al giornale “Politica” di Remo Giannelli. Ho avuto modo di riandare a questo capitolo perché fu in questo contesto e attorno a questo tipo di problematica che ho sviluppato un ricco e stimolante rapporto con Luciano. Ne è prova una lettera che Luciano rivolse a «Vita sociale», la rivista dei domenicani con sede a Pistoia, inserendosi in modo chiaro nella polemica che si era creata fra la rivista e gli “gli amici del Centro di Documentazione di Pistoia”, fra i quali allora anch’io mi trovavo. Luciano intervenne con garbo ma senza lasciare dubbi. «Voi dite» rispondendo agli amici del Centro di Documentazione di Pistoia»: “Noi riteniamo che pressione debba farsi primariamente sul gregge o credenti, perché il rapporto pastore-gregge non è qualificato dallo sviluppo dei pastori ma da quello del gregge”. In linea di massima con una simile affermazione di principio sono d’accordo, anche se le condizioni storiche attuali in Italia sono tali che un certo tipo di atteggiamento di pastori nei confronti del gregge soffoca i fermenti sul nascere e provoca la reazione all’interno del popolo di Dio… Occorre che la critica sia, per così dire, dall’interno e rispetti il forte potenziale che queste esperienze possono rappresentare in ordine al rinnovamento della chiesa nel nostro paese... Questo tipo di analisi deve essere fatto con cognizione di causa e soprattutto tenendo conto della fase che questi gruppi stanno attraversando: essi sono infatti in un momento di particolare ricerca e avvertono la portata di questi problemi in tutta la loro gravità». La questione era su quale atteggiamento si doveva tenere nei riguardi delle nuove esperienze ecclesiali.

In particolare Luciano, facendo appello anche ai suoi rapporti privati con le realtà fiorentine, osservava: «Sono stato più di una volta testimone diretto per aver partecipato come amico a numerose discussioni, specie all’interno della comunità di don Rosadoni, dove, posso assicurare, la ricerca e la discussione aperta è fatto effettivo e profondo che dovrebbe essere di esempio per molti gruppi e comunità ecclesiali».
Su questa tematica ho più volte parlato con lui, per cui, quando ricevetti l’incarico di redigere un’inchiesta sui nuovi gruppi ecclesiali e sui temi più diversi che venivano emergendo nel clima del rinnovamento ecclesiale, nella stagione del post-concilio in Italia, ritenni normale rivolgermi a Luciano per coinvolgerlo nel progetto promosso dal Centro Idoc in collaborazione con l’editore Mondadori. Luciano accettò ed entrò in un gruppo qualificatissimo di ricercatori. Collaborò così affiancando i contributi in materia del rinnovamento ecclesiale di Marcello Vigli, Marcello Gentili e Pietro Ichino, Giovanna e Pietro Toesca, Luigi Santini, Adrana Zarri. Martini preparò un testo su: “Proposte positive dopo il superamento del celibato obbligatorio dei preti”.
Il lungo contributo apparve nel libro edito da Mondadori nel 1971, da me curato, L’altra Chiesa in Italia, pagg. 223-248.
In una terza parte dello stesso libro apparivano le testimonianze assai singolari di Ernesto Balducci, Enzo Enriques Agnoletti, Luigi Rosadoni, Enzo Mazzi, Libero Pierantozzi, Carlo Augusto Cannata e Silvia Cannata. Seguivano alla fine alcune riflessioni teologiche di Fernando Vittorino Joannes.
I rapporti con Luciano si sono moltiplicati con la mia venuta più frequente a Firenze e l’inizio della mia collaborazione con l’ambiente universitario fiorentino. Prima ancora di sposare Teresa Bigazzi, ricordo di averlo invitato con particolare insistenza a conservare il suo ruolo di direttore della rivista «Testimonianze». Lui mi invitò a cominciare una collaborazione con la rivista. Verso la fine degli anni Sessanta, memore di quell’invito, gli chiesi la possibilità di tenere presso la sede della rivista, in via Capponi, il primo seminario serale per studenti lavoratori. Da quel seminario, che si rivelò particolarmente fervido, nascerà, anni dopo, il libro Gesù socialista (pubblicato nelle edizioni della Claudiana, Torino, nel 1974).

Sul finire degli anni Sessanta, prende corpo il progetto di avviare una revisione critica dell’informazione religiosa in Italia. La consapevolezza della situazione minoritaria, davanti al rafforzarsi dei processi di massificazione e di controllo sociale, stimolava a cercare nuove forme di efficace presenza. Dodici riviste, pertanto, espressione di qualificate storie del cattolicesimo italiano, decidono di incontrarsi a Firenze per delineare assieme una prospettiva futura. Figurano fra le riviste protagoniste «Sette Giorni», un settimanale di Roma, «Idoc» di Roma,«Testimonianze» di Firenze, «Il Regno» di Bologna, «Il Tetto» di Napoli, «Com» di Roma, «Nuovi Tempi». A tale scopo viene creata una commissione di dieci persone, espressione delle riviste e di ambienti giornalistici, eletta domenica 9 luglio 1972. La responsabilità di coordinare i lavori fu affidata a me, coadiuvato da Luciano Martini. La commissione fu costituita, oltre che da me, da Federico Mandillo, Giancarlo Zizola, Giorgio Girardet, Enrico Peyretti, Corrado Corghi, Ernesto Balducci, Attilio Monasta, Peppino Orlando.
Ci furono vari incontri a Firenze. Mi fu di forte sostegno la collaborazione, come si può ricavare anche da questa lettera del 19 luglio 1972. Si invitavano alla prossima riunione preparatoria del comitato delle riviste promotrici del convegno per domenica 3 settembre presso «Testimonianze».
Ci fu una risposta massiccia e convinta.
Riporto fra le lettere di adesione quella di F. Mandillo in data 19 agosto 1972. «Ricevo al ritorno dalle vacanze la lettera e rispondo subito sperando di fare in tempo. Il mio punto di vista sull’organizzazione e gli obiettivi del convegno su “ Informazione religiosa e pubblica opinione” mi sembra di averlo già espresso nell’ultima riunione che tenemmo a Firenze il 9 luglio u.s. … Si tratta in sostanza di stimolare a domandarsi se l’informazione religiosa in Italia è davvero tale e perciò informa davvero con obiettività e completezza, oppure anch’essa è un instrumentum regni, cioè un mezzo di dominio economico e politico al tempo stesso. Per il convegno propongo una relazione analoga al primo abbozzo di Nesti fatto al nostro primo incontro fiorentino all’istituto Stensen…si potrebbe accennare ai rischi gravi che un certo modo di confezionare l’informazione, specie sulla stampa borghese, comporta (vd. Zizola) e inquadrare invece il problema di fronte all’esigenza globale di verità che si ha negli ambienti popolari e, in genere, rispetto alla lotta per la liberazione dell’uomo. Non vedrei una struttura rigida…Tra i “carrefours” ne suggerirei uno sul problema della libertà d’informazione con i colleghi della carta stampata e con quelli della Rai Tv. Insisto sul fatto che non a tutti i cristiani è chiaro che l’informazione religiosa è, da tempo, un problema marcatamente politico». La discussione si andò sviluppando. Ne è un ulteriore segno quanto si sviluppò su «Sette giorni», una delle dodici testate che promossero l’iniziativa, il 17 dicembre 1972. Pubblicando un servizio, Appello alla fantasia, si dava notizia che dodici riviste avevano deciso di incontrarsi a Firenze per delinearne assieme il futuro. Sui temi del convegno, tenutosi il 15 e 16 dicembre 1972, furono pubblicati, oltre al mio intervento intitolato Deve tramontare il modello dell’intellettuale carismatico, quello di Luciano Martini, insieme al redattore di «Testimonianze» Attilio Monasta, dal titolo Il problema è di armonizzare utopia e storia.
«Crediamo che l’attuale travaglio delle nostre riviste e dei gruppi che ad esse gravitano intorno, non sia solo frutto d’una crisi di gestione e delle pur drammatiche condizioni dell’informazione nel nostro paese, ma sia anche la conseguenza della difficoltà di armonizzare questi diversi livelli del disegno di liberazione che ci sta di fronte. La maggior parte degli obiettivi delle nostre riviste non può interessare solo gli addetti ai lavori o il mondo cattolico e basta, ma coinvolge tutte le persone e le forze operanti nella stessa direzione di liberazione della società italiana».

Sul finire degli anni Ottanta, accantonata la stagione del dissenso dopo la formazione di esperienze postconciliari a Firenze con l’intento di sottolineare il valore e il senso del fattore religioso nella sua specificità a prescindere dai risvolti politici, si decide di dar vita ad una associazione dedicata allo studio del fenomeno religioso in un’ottica transconfessionale e interdisciplinare. L’associazione nasce con l’intento di avviare studi e ricerche, in particolare di avviare la pubblicazione di una rivista di Scienze sociali della Religione col supporto dell’Istituto di Studi sociali dell’Università di Firenze. «Religioni e Società» vede nel comitato redazionale, oltre ad un nutrito gruppo di amici legati all’ambito della Facoltà di Magistero di Firenze, la presenza di Luciano Martini. Anzi, fin dal primo numero, compare un suo nutrito saggio su Fede implicita e cristianesimo anonimo nella teologia di Karl Rahner. In un numero dedicato al senso e alla complessità del fattore religioso, alle sue dislocazioni di senso e alle sue strategie di identificazione, Martini illustrava come Rahner sia venuto elaborando un’antropologia nella quale si intrecciano argomentazioni metafisico-filosofiche e teologiche, in quanto riconosce come dimensione costitutiva dell’essere umano la sua apertura e la sua capacità di trascendenza verso l’assoluto, realizzantesi all’interno di un’ineliminabile condizione storica, in virtù della quale viene resa possibile, e di fatto nella concretezza storica effettuata, l’autocomunicazione divina di salvezza.

La collaborazione formale con Luciano fu debole nel tempo, ma fu costante la sua partecipazione reale alla vita dell’Asfer, come dimostrano la sua partecipazione ai lavori del consiglio di presidenza nel variare dei suoi presidenti (Giovanni Goria, Andrea Borri e Renzo Imbeni) e le sue lezioni. Ricordo fra tutte quella alla “International Summer School on Religions” del 1996, intervenendo su “La Chiesa cattolica e la ’nuova Evangelizzazione’” (in AA.VV., Religioni e crisi sociale. Oriente e occidente d’Europa a confronto, Napoli 1998, pp.279-288). Fra i segni della collaborazione di Luciano Martini con l’Asfer e le sue iniziative, si annovera la partecipazione al colloquio internazionale organizzato a Peccioli dedicato a “Padre Antonio Lupi (Peccioli 1918 - Goiania 1976), un domenicano nel mondo”.
In tale occasione, il 25 novembre 2006, Luciano teneva il suo ultimo intervento in omaggio a p. Antonio Lupi, appena un mese prima della morte. Ascoltandolo, vicino a lui al tavolo di presidenza, e complimentandomi per la lucidità e il vigore con cui svolgeva l’intervento, gli espressi la mia meraviglia dicendogli che, nonostante la malattia, sarebbe a lungo sopravvissuto.
Pietosa illusione. Sarebbe scomparso appena un mese dopo.
L’ho visto sul letto di morte, poco dopo il decesso. Sono partito, come in fuga, per il Brasile, portando negli occhi lo smarrimento di una morte ineluttabile, travolgente.


Per approfondimenti:

1. Cfr. Lettera a «Vita Sociale» del 13 giugno 1969, in Archivio Asfer Cisreco.
2. Lettera manoscritta del 19 luglio 1972, ibidem.
3 .Lettera di F. Mandillo alle redazioni di «Idoc» e «Testimonianze», Roma, 19 agosto 1972.
3. Appello alla fantasia. Due interventi di Arnaldo Nesti e di Luciano Martini e Attilio Monasta in «Settegiorni» n.288 del 17 dicembre 1972, p.33.
4. Articolo di S. Magister pubblicato su «Sette giorni».
5. Saggio di L. Martini in A.Nesti, (ed) L’altra Chiesa in Italia, pp. 231-248.
6. L. Martini, Fede implicita e cristianesimo anonimo nella teologia di K. Tahner, in «Religioni e Società», 1986, 1, pp.68-82.
7. L. Martini su Padre A. Lupi , 2007.

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